martedì 29 luglio 2008

Pensieri correnti.


Certo che oh, chi l'avrebbe mai detto che esisteva una biblioteca così. Piccolina, piccolissima, con un'unica sala-studio di 10 posti soltanto, fitta di libri tutti sulla Storia e sulla Resistenza partigiana di Imola e dintorni. Chi l'avrebbe mai detto che, parlando con quel signore dai capelli bianchi, quel signore che la Resistenza l'ha vissuta sulla pelle, si sarebbe ricordato di mio nonno e avesse esclamato, entusiasta: "Nicola? Ma certo! E' stato anche segretario dell'A.n.p.i !". Venezia io me la ricordavo quando ci sono andata con i miei e una mia compagna di classe, boh, avrò fatto le medie.. il viaggio in treno, allora, mi era parso eterno, mentre ieri.. 2 ore da Bologna ed eccoci in stazione, che poi esci e ti ritrovi di fronte il mare. Venezia è stupenda e i sospiri non li fai solo quando vedi il ponte omonimo..i sospiri li fai ad ogni piccolo ponte, ad ogni caletta nascosta. Ma perchè diamine sto cardio-frequenzimetro deve bippare anche quando non sto sforzando il cuore..mi fa prendere dei colpi, accidenti, mi dice che c'ho la frequenza cardiaca a più di 200, eccccchecccavolo, neanche fossi in punto di morte..maledette interferenze di non so cosa. A volte le cose semplici hanno ancora il potere di stupirmi e allargarmi il cuore. Robe da non credere, visto e considerato con quanta insistenza il mondo remi in direzione opposta. Eppure non posso fare a meno di pensare all'altra sera, a quanto sia stato bello concludere la serata a casa di amici..fuori e dentro un caldo atroce, ma tante chiacchiere sincere e si fanno le 3 di notte come niente. Ma che palle sti camionisti che non possono fare a meno di pigiare il clacson ogni volta che vedono un essere femminile sgambettare con canotta e pantaloncini corti. Io a certi maschi li castrerei.. oppure farei provare loro l'ebrezza di essere inchiappettati senza il loro consenso, a vedere se la piantano di sbavare alla sola vista di un ombelico scoperto. Berlusconi è davvero la caricatura di se stesso..ha avuto la faccia tosta di chiedere chi lo ripagherà dei soldi spesi per far fronte a tutti i processi che gli sono stati intentati. Ma porca loca, ma perchè dall'altra parte non c'è mai nessuno capace di sputargli in un occhio e di dirgli che il poveraccio accusato ingiustamente ha mille e mille volte più di lui il diritto di essere risarcito! Due settimane e sarò tra le mie montagne. Tutto l'anno che aspetto questo momento e finalmente manca poco. Vorrei perdermi, io, tra le Dolomiti. E che nessuno, a parte forse qualcuno, mi trovasse più. Vorrei perdermi lassù e fare la spola ogni giorno da un rifugio ad un altro e poi ad una malga e poi vorrei bere latte appena munto tutte le mattine e poi ho voglia di sentire il sudore sulla pelle quando arrivo in cima e c'è una croce e sotto la croce c'è un taccuino vecchio vecchio e metterci la mia firma per dire "io sono stata quassù"..per dirlo a chi non lo so, forse a me stessa, forse al silenzio maestoso delle rocce. Non sono nata con un sogno nel cassetto e mi sono sempre sentita una pecora nera per questo.. il fatto è che di sogni io, nella mia vita, ne ho avuti a momenti troppi, troppo grandi e tutti insieme; in altri momenti nessuno, mi sono lasciata cullare e poi affondare da certe onde enormi.. Merda, quando corro divento melodrammatica all'ennesima potenza. Sti pensieri sarebbe bello catturarli e metterli nel blog..ma chi se ne ricorderà più una volta a casa?! Ecco, lo sapevo, mi sono scordata di rispondere al messaggio di M. Cos'è che stavo pensando prima? Ah sì, i sogni.. Oh no eccolo, il nonnetto malefico..adesso me lo dice, adesso me lo dice, 3-2-1 : "Ciao bella! Sei bellissssima!! Sei il mio tesoro!!" Eccccheppalle, l'ho capito..e poi togli quel "mio", che mi sa troppo da sudicio e mi vengono i brividi dallo schifo e non mi piace. Oh a me i vecchietti piacciono tanto eh.. fosse per me, li abbraccerei tutti.. quelli dell'altra sera poi, ai mercatini di Brisighella, quella coppia marito e moglie che vendeva ceste in vimini fatte a mano..quanto erano dolci! Se ne stavano al buio rispetto al resto delle bancarelle, le ceste attaccate alla bell'è meglio alla loro Cinquecento vecchissima e aspettavano, in silenzio. Quando ho chiesto: "Quanto viene questa?", il vecchietto si è alzato, mi ha sorriso e, quasi incredulo di fronte al mio interesse, ha risposto, candidamente: "Quanto viene? Ma sa che non ci ho nemmeno pensato?". Era contento, si vedeva. E mi ha chiesto solo 5 euro.. io, per simpatia e tenerezza, gliene avrei dati infinitamente di più.

venerdì 18 luglio 2008

La Locomotiva Umana.

Correva con la testa piegata all'indietro, i gomiti vicini al corpo, una smorfia di sofferenza stampata sul viso: il suo stile era quanto di più lontano dall'armonia di un bel gesto atletico (a chi glielo facesse notare era solito rispondere: "Non ho abbastanza talento per correre e sorridere allo stesso tempo"), ma la sua resistenza e la sua corsa erano quelle di un gigante. Emil Zatopek è stato l'uomo simbolo dei Giochi Olimpici di Helsinki 1952, dove in un grande spettacolo sportivo compì un'impresa leggendaria vincendo nell'arco di una settimana 3 medaglie d'oro: nei 5.000 metri, nei 10.000 metri e nella maratona. Era il 27 luglio quando lungo i viali alberati di Helsinki, nella patria di Paavo Nurmi, maratoneta nove volte campione olimpico finlandese, si correva la maratona che vedeva favorito l'inglese Jim Peters, detentore del record mondiale. Zatopek era al suo esordio assoluto sulla distanza dei 42 chilometri e la sua strategia di gara era semplice: seguire il più possibile la tattica di Peters, esperto in materia. Il britannico impose un ritmo altissimo alla corsa, Zatopek gli rimase ostinatamente incollato, parlottando ogni tanto con lui per chiedere se il ritmo fosse adeguato. Peters non terminò la corsa, forse stremato dal ritmo forsennato da lui stesso imposto. Zatopek concluse la gara con una delle sue straordinarie accelerazioni, entrando nello stadio olimpico in perfetta solitudine, accolto dall'ovazione della folla. L'impresa fece il giro del mondo e conferì a Emil Zatopek la popolarità universale che gli valse il soprannome di Locomotiva Umana. Nello stesso giorno in cui Emil vinse la maratona, sulla pedana del lancio del giavellotto la moglie Dana Ingrova si imponeva sulle avversarie.

Emil Zatopek nasce il 19 settembre 1922 a Koprivinice, Cecoslovacchia, nella regione della Moravia. Cresce in una famiglia numerosa e umile, sostenuta dal padre di mestiere calzolaio. Emil lavora come operaio in una fabbrica di scarpe quando in una gara sociale organizzata dal suo datore di lavoro, appassionato di sport, arriva secondo, senza alcuna esperienza nè allenamento. Capisce di avere una predisposizione e un talento particolare per la corsa e anche se può sembrare tardi, all'età di vent'anni, inizia a coltivarlo nei ritagli di tempo: corre di sera dopo il lavoro, oppure di mattina e anche di notte, come permettono i turni in fabbrica. Arruolato durante la seconda guerra mondiale, è in questa circostanza che Zatopek si dedica totalmente alla disciplina sportiva, mettendo a punto programmi di allenamento duri e intensi, correndo almeno quattro ore al giorno su qualsiasi tipo di terreno. Il suo segreto forse è stato proprio quello di unire alla sua straordinaria capacità fisica, e alla sua ferrea volontà, carichi di lavoro sovrumani e massacranti. Il suo motto era "la corsa come abitudine".


Zatopek fu anche precursore del cosiddetto interval-training che consiste nella ripetuta serie di 400 metri, interrotti da 200 metri di recupero. Talvolta in gara applicava la stessa tattica piazzando continui cambi di ritmo per stroncare gli avversari nel corso della prova. Ancora oggi questo metodo è alla base della preparazione atletica dei mezzofondisti.


Il nome di Emil Zatopek si segnala per la prima volta agli Europei di Oslo del 1946: ottiene il quinto posto nella finale dei 5000. Vince poi nello stesso anno la gara dei 10.000, ai giochi interalleati di Berlino. Due anni dopo, alle Olimpiadi di Londra del 1948, conquista l'oro nei 10.000 (staccando il secondo arrivato di quasi un minuto) e l'argento nei 5.000. Da qui in avanti Zatopek sarà sempre uno degli avversari più temuti, macinerà risultati su risultati fino al 1954, restando imbattuto per sette anni e 38 gare. E' proprio nel 1954 che Zatopek ottiene i suoi ultimi due primati del mondo, con un'impresa non meno leggendaria di quella confezionata ai Giochi di Helsinki: nel giro di 48 ore porta il limite dei 5.000 a 13'57"2 e quello dei 10.000 a 28'54"2 (primo corridore di sempre a vincere i 10.000 in meno di mezz'ora). Ai Giochi Olimpici di Melbourne 1956, ormai 34enne e provato da una carriera estenuante, concluderà la maratona solo al sesto posto.


Il suo carisma e la sua volontà sono stati forti quanto i suoi polmoni e le sue gambe: quando la squadra ceca atterrò a Helsinki nel 1952 lui non c'era. Zatopek aveva ingaggiato da tempo un duro braccio di ferro con la sua federazione. La spartizione del mondo in due grandi blocchi sancita da Roosevelt, Churchill e Stalin nei vertici di Teheran e Yalta, aveva portato la Cecoslovacchia entro l'orbita d'influenza dell'Unione Sovietica. Sebbene fosse iscritto al partito, Zatopek non approvava la politica di escludere dalle selezioni olimpiche gli atleti sospettati di simpatie anti-comuniste. Così quando seppe che il suo amico e compagno di squadra Sebastian Jungwirth non avrebbe potuto unirsi alla squadra e coronare il proprio sogno di sportivo, perché figlio di un dissidente, anche Emil, il miglior atleta ceco, rinunciò alla convocazione. I dirigenti federali fecero allora retromarcia e sia Zatopek che Jungwirth raggiunsero il ritiro ceco con tre giorni di ritardo. Dopo l'apice della sua carriera sportiva, sia Emil che la moglie divennero figure di spicco della dissidenza cecoslovacca e furono tra i firmatari del manifesto di Alexander Dubcek, eroe della Primavera di Praga (1968). Dopo l'intervento militare sovietico che pose fine al movimento, anche Zatopek pagò cara la propria indipendenza di pensiero: espulso dalle fila dell'esercito fu costretto a lasciare la capitale e venne confinato tra le montagne della sua terra d'origine. Sopravvisse lavorando come addetto ad una stazione di servizio e poi come minatore. Nella metà degli anni '70 Zatopek divenne consulente e traduttore del ministero dello sport, ma è solo dopo il 1989, con il crollo del regime comunista, che Zatopek riacquistò la grande dignità nazionale che meritava.


Personaggio nella vita allegro e gioviale, sempre disponibile, Emil Zatopek si è definitivamente ritirato dal mondo sportivo nel 1982, per vivere a Praga insieme alla moglie Dana, che l'ha assistito fino al giorno della sua morte avvenuta il 21 novembre 2000.


mercoledì 9 luglio 2008

Numeri primi.

"I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi. Se ne stanno al loro posto nell'infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi. Certe volte pensava che in quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio, che vi fossero rimasti intrappolati come perline infilate in una collana. Altre volte, invece, sospettava che anche a loro sarebbe piaciuto essere come tutti, solo dei numeri qualunque, ma che per qualche motivo non ne fossero capaci. Il secondo pensiero lo sfiorava soprattutto di sera, nell'intrecciarsi caotico di immagini che precede il sonno, quando la mente è troppo debole per raccontarsi delle bugie.
In un corso del primo anno Mattia aveva studiato che tra i numeri primi ce ne sono alcuni ancora più speciali. I matematici li chiamano primi gemelli : sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini, anzi quasi vicini, perchè fra di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero. Numeri come l'11 e il 13, come il 17 e il 19, il 41 e il 43. Se si ha la pazienza di andare avanti a contare, si scopre che queste coppie via via si diradano. Ci si imbatte in numeri primi sempre più isolati, smarriti in quello spazio silenzioso e cadenzato fatto solo di cifre e si avverte il presentimento angosciante che le coppie incontrate fino a lì fossero un fatto accidentale, che il vero destino sia quello di rimanere soli. Poi, proprio quando ci si sta per arrendere, quando non si ha più voglia di contare, ecco che ci si imbatte in altri due gemelli, avvinghiati stretti l'uno all'altro. Tra i matematici è convinzione comune che per quanto si possa andare avanti, ve ne saranno sempre altri due, anche se nessuno può dire dove, finchè non li scopre."

Tratto da "La Solitudine Dei Numeri Primi" di Paolo Giordano.

venerdì 4 luglio 2008

Cosa c'è?

C'è che oggi correvo, di nuovo. C'è che oggi, mentre correvo, ho avuto un botta e risposta con Vasco. Molto costruttivo, in fin dei conti. Perlomeno liberatorio, ecco.


Ma che cosa c'è?? Non lo so Vasco, c'è che ho un groppo di emozioni tutte qui nel petto..
brutta storia eeh... Eeh già, poter buttare fuori tutto e viverlo fino in fondo..
Certo che a correre sempre, dici tu,
e quando mai ti fermi più?? Mai Vasco, non ti fermi mai più.
Ma che storia è?? La mia storia, solo mia.
sei in forma uè! Dici? Io non mi piaccio mai.
certo sei un bel fenomeno anche tu
per farti "prendere" così! Non ci posso fare niente. Io, in certe cose, sono tutto o niente.

Sai che cosa c'è?? No, non lo so, dimmelo tu
non importa SE... Ah no? Ma la mia testa è affollata di SE, come faccio??
ciò che conta costa sempre un po' di più Di questo me ne sono resa conto da un pezzo
o pago io, o paghi tu!! A sto giro offro io, tu mi dai già tanto con i tuoi pezzi

Ma che cosa c'è?? Ma che storia è?? Pensavo me lo dicessi tu..
certo proprio ci volevi solo tu.. Lo so, arrivo sempre quando meno ce lo si aspetta
e proprio e SOLO TU! Sono di troppo? Sono ingombrante con tutti questi pensieri&pare&paure? Annoio?

Ti vedo in forma ue'!! Ah beh, se insisti..Mi fai arrossire così..
sono in forma SE!! Alla grande!!
e sai che sei un bel fenomeno però... Da baraccone
o pago io o pagherò!! Ma t'ho detto che ci penso io,dai..
SAI CHE COSA C'E' ?? Me lo chiedo da una vita.
non importa CHE
quando tocchi il fondo vieni su,
vieni fuori oppure NON CI VIENI PIU'.. Ma io sto correndo e ho bisogno di sapere che sto correndo verso qualcosa, o, perlomeno, che mi sto allontanando da cio' che non voglio più.

Ti vedo in forma ue'!!
...LASCIA PERDERE... Ecco, ti sei risposto da solo
e tanto sei uguale e dai sei sempre tu
un po' di meno, un po' di più .. In fondo in fondo sì, dietro questi capelli ricci, pieni di boccoli, perchè lasciati asciugare al vento, ci sono sempre io. Purtroppo o per fortuna.


Ma che cosa c'è??
brutta storia eeh
Certo che a correre sempre, dici tu,
e quando mai ti fermi più??