venerdì 30 gennaio 2009

Perfino il tuo dolore...

... potrà apparire poi Meraviglioso

martedì 27 gennaio 2009

L'angelo della morte.

Josef Mengele nacque il 16 marzo 1911 a Günzburg primo figlio di Karl Mengele e Walburga Hupfauer. La famiglia aveva una solida tradizione cattolica ed un orientamento politico nazionalista. Il giovane Josef già nel 1927 aderì alla Lega Pangermanica della Gioventù e nel 1931 alle formazioni giovanili dello "Stalhelm" l'organizzazione revanscista tedesca. Dal 1930 aveva deciso di studiare medicina ed aveva iniziato gli studi a Monaco proseguendoli a Monaco e a Vienna. Si laureò nel 1935 con una strana tesi dal titolo "Ricerca morfologico-razziale sul settore anteriore della mandibola in quattro gruppi di razze".Il suo relatore, il professor Mollison, era un antropologo convinto della disparità tra le razze.


Il giovane medico si recò a Lipsia per compiere la sua pratica ospedaliera. Vi rimase quattro mesi. Il professor Mollison ottenne per lui un posto di ricercatore presso l'Università di Francoforte all'Istituto del Reich per la Biologia ereditaria e l'igiene della razza. Qui Josef Mengele conobbe il professor Ottmar von Verschuer, genetista e studioso della biologia dei gemelli. Con Verschuer Mengele conseguì il suo dottorato con una tesi intitolata "Ricerche sistematiche in ceppi familiari affetti da cheiloschisi o da fenditure mascellari o palatali". Il 1° gennaio 1939 Mengele chiese l'autorizzazione formale all'Ufficio Centrale per la razza e gli insediamenti umani per poter sposare Irene Schoenbein. La licenza venne concessa con una certa fatica. Mengele, che appartiene alle SS, non può dimostrare di appartenere ad una famiglia ariana sin dal 1750 e Irene ha qualche difficoltà mancandole i documenti razziali del nonno americano Harry Lyons Dummer. Alla fine l'Ufficio diede il suo benestare e la coppia poté celebrare le nozze. Il matrimonio fu interrotto il 1° settembre 1939 dallo scoppio della guerra. Mengele si presentò volontario e venne inviato dapprima ad un ispettorato sanitario delle Waffen-SS e poi all'Ufficio di Poznan (Posen) per la razza e gli insediamenti umani. Qui dal 1940 al gennaio 1942 il giovane Mengele si occupò di esaminare le "qualità razziali" dei coloni tedeschi che desideravano popolare le terre dell'Est strappate all'Unione Sovietica.

Mengele interroga una coppia di anziani per accertare le loro origini razziali.

Questo compito noioso di selezione terminò il 1° gennaio 1942: Mengele venne aggregato come medico militare alla 5a Divisione SS "Wiking" e spedito sul fronte orientale. L'esperienza di guerra durò pochi mesi: nell'estate del 1942 venne leggermente ferito, decorato con la Croce di Ferro di Prima Classe e promosso Hauptsturmführer delle SS, venne ritenuto inidoneo alla prima linea. Rimpatriato venne impiegato a Berlino all'Ufficio Centrale per la razza e gli insediamenti umani. Contemporaneamente il suo maestro Verschuer era arrivato a Berlino per dirigere il Dipartimento di Antropologia e Genetica del prestigioso "Kaiser Wilhelm Institut". I due si rincontrarono e il professor Verschuer propose al suo allievo di unirsi a lui per proseguire gli studi sulla biologia dei gemelli. Vi erano enormi possibilità di indagine date dal concentramento ad Auschwitz di centinaia di migliaia di soggetti subumani da studiare. Una occasione irripetibile per la scienza e per la carriera accademica di Mengele. Il 30 maggio 1943 Josef Mengele si presentava ad Auschwitz per prendervi servizio.

Ad Auschwitz Mengele per prima cosa si circondò di una équipe di medici prigionieri che lo aiutassero nel suo lavoro. Scovò nel campo circa 15 dottori provenienti da tutta Europa, infermieri professionali ed una disegnatrice con il compito di fare ritratti dei pazienti. Il primo obiettivo consisteva nello studio dei gemelli. Mengele eseguì ogni sorta di sperimentazione e di misurazione, tentò trasfusioni incrociate, cercò di cambiare il colore degli occhi delle sue vittime, studiò il "Noma" una malattia dovuta alla profonda denutrizione. Collezionò gemelli arrivando a studiare e a torturare sino alla morte 3.000 persone per lo più bambini e adolescenti. Aveva organizzato ad Auschwitz un vero e proprio centro studi, una parodia di un istituto scientifico tedesco: i medici prigionieri erano costretti ad ascoltare le sue conferenze. Il 1° settembre 1944 li intrattenne con una giornata di studio che intitolò "Esempi di analisi antropologica e di ereditarietà genetica effettuati nel campo di concentramento di Auschwitz".

Mengele ad Auschwitz.

Mengele inviava al suo maestro Verschuer gli occhi, gli organi interni, le ossa, il sangue dei gemelli affinché gli studi venissero approfonditi. Il 17 gennaio 1945 Mengele abbandonò Auschwitz portandosi dietro il materiale raccolto. Si presentò al campo di concentramento di Gross-Rosen dove per un breve periodo aiutò negli esperimenti batteriologici compiuti su prigionieri russi. Anche da Gross-Rosen fuggì prima che vi arrivassero i russi.

Il 2 maggio 1945 quando la Germania capitolava Mengele - che si era tolto la divisa delle SS - si aggregò ad un ospedale da campo in fuga dai russi. Qui Mengele ebbe una relazione con un'infermiera alla quale affidò i suoi documenti di Auschwitz affinché li facesse arrivare a Günzburg. Pochi giorni dopo l'intero ospedale veniva catturato dagli americani presso Weiden. Mengele venne registrato con il suo vero nome ma nessuno si curò di lui: solo verso la fine del 1945 venne spiccato il primo ordine di ricerca per crimini di guerra. Mengele assunse una nuova identità con documenti falsificati: il 30 ottobre 1945 con il nome di Fritz Hollmann abbandonava il campo di prigionia. Trovò lavoro come bracciante in una fattoria di Mangalding vicino Rosenheim in Baviera. Qui rimase tre anni e nell'ottobre 1948 chiese alla famiglia che l'aiutasse ad espatriare in Sud America.

Mengele probabilmente nel 1956.

La caccia a Mengele iniziò soltanto nel 1959, fu un ex internato di Auschwitz, il dottor Hermann Langbein che diede inizio alle ricerche. Il 5 giugno 1959 la magistratura tedesca si decise ad emettere un mandato di cattura contro Mengele. Le tracce che Mengele aveva lasciato erano divenute numerose: nel 1958 aveva subito un arresto poiché era risultato coinvolto in un giro di aborti clandestini. Nel maggio 1959 da Buenos Aires Mengele si spostò in Paraguay ottenendone la cittadinanza il 27 novembre 1959. Soltanto nel 1961, quando i servizi segreti israeliani rapirono Eichmann che aveva trovato rifugio in Argentina, il nome di Mengele tornò alla ribalta.

Mengele si spostò di nuovo, questa volta in Brasile rifugiandosi presso una coppia di esuli tedeschi in una fattoria a 200 chilometri da Sao Paulo. Aveva assunto una nuova identità: Peter Horbichler. Poi le sue tracce scomparvero nuovamente. Soltanto nel 1974 Mengele "riemerse", si faceva chiamare ora Wolfgang Gerhard. Si era trasferito a Sao Paulo in un quartiere modesto, al numero 5555 di via Alvarenga. Manteneva contatti con una coppia tedesca: i Bossert e, all'apparenza, viveva in ristrettezze economiche.

Mengele con il figlio Rolf.

Nel 1977 il figlio Rolf volò in Brasile per incontrare il padre. Pur non condividendo gli ideali nazisti del padre Rolf si guardò bene dal denunciarlo alle Autorità. Due anni dopo, il 7 febbraio 1979, durante una gita insieme ai Bossert Mengele venne colto da infarto e morì. I Bossert fecero seppellire Mengele sotto l'ultimo falso nome di Wolfgang Gerhard. Il segreto della morte di Mengele venne mantenuto dalla famiglia per sei anni. Soltanto nel 1985 il fedele procuratore dei Mengele Sedlmeier si confidò con una persona che riferì alla polizia ciò che aveva saputo. Il 6 giugno 1985 la salma di Mengele venne riesumata. Una commissione di esperti, anche attraverso i test del DNA, stabilì che i resti trovati erano effettivamente quelli di Josef Mengele. La caccia era terminata, Mengele non poté essere giudicato da un tribunale per i suoi crimini spaventosi.

lunedì 26 gennaio 2009

venerdì 23 gennaio 2009

Fuga con ritorno.

Oggi torno a correre, dopo un infortunio stupidamente trascurato che mi ha fermata per più di un mese. Torno a correre con la consapevolezza di farlo per me stessa, per come mi sento mentre i miei passi si rincorrono sull'asfalto. Perchè "correre via" mi piace da impazzire. Mi fa stare bene. Mi da la forza per tornare, ritrovare gli affanni di tutti i giorni e affrontarli senza fiatone. Mi regala, allo stesso tempo, l'illusione liberatoria della fuga e l'orgoglio di saper resistere a quella tentazione.

Un padre ha voluto regalare al figlio quella stessa illusione, correndo con lui l'Ironman: 4 km a nuoto, 180 km in bicicletta e 42 km di corsa a piedi.




La verità, alla fine, è che io non ho niente da cui fuggire. Ed è proprio correndo e pensando a loro che me ne rendo conto.


martedì 20 gennaio 2009

Buona fortuna Joss!


La prima volta che ti ho visto te ne stavi dentro ad una gabbia come tante, la numero 16. Insieme a te e come te, altri 3 mucchietti di pelo dall'aria dolce, ma con uno sguardo stanco e disilluso. Mi è bastato un attimo per capire che eri proprio tu che volevo. Scodinzolavi, camminavi freneticamente avanti e indietro, abbassavi le orecchie e spalancavi gli occhi come a dire: "prendimi". Al canile municipale di Imola ci sono tanti occhi così e dicono tutti esattamente la stessa cosa. Ma tu per me, dopo un solo istante, eri già diverso. Tante volte mi ero immaginata il momento in cui avrei potuto scegliere un cane, ma non credevo avrei provato un'emozione così forte. Non sai perchè, ma d'improvviso senti che tu e quel quattro zampe lì davanti avete qualcosa in comune, potete regalarvi vicendevolmente tutto l'affetto e tutta la tenerezza di questo mondo.


L'adozione a distanza consiste nella possibilità offerta agli amanti dei cani di prenderne in affidamento uno - o anche più - dal canile. Non si diventa padroni del cane, ma lo si può andare a trovare negli orari di apertura al pubblico, portarlo a spasso, tenerlo con sè per un week-end, riempirlo di tutte quelle coccole che solo il "miglior amico uomo" (quando questo non diventa il nemico che sempre più spesso lo abbandona in mezzo ad una strada prima di partire per le vacanze d'agosto) può donargli. L'adozione a distanza non costa praticamente nulla, solo 50 euro annuali per ogni cane adottato. Questa piccola ma importante somma, che cresce all'aumentare del numero delle adozioni, viene utilizzata dal canile per far fronte alle spese veterinarie di cui necessitano tutti i 4 zampe ospitati dalla struttura.

Sabato scorso un'operatrice del canile mi ha comunicato che qualcuno ti aveva "prenotato". Quando me l'ha detto sono rimasta come un'ebete immobile davanti al cancello del canile. Lei mi spiegava che si era già proceduto al controllo dell'appartamento in cui saresti andato a vivere, che si trattava di ragazzi giovani, che avrei avuto 10 giorni di tempo per pensarci su: se potevo portarti a casa okay, altrimenti - come da regolamento dell'adozione a distanza - saresti andato via con loro. Ci ho messo qualche minuto per realizzare, poi ho pianto con tanto di singhiozzi a raffica. Ci ho messo qualche ora, invece, per capire che in fondo era giusto così.. che dovevo mettere da parte quel pizzico di egoismo che gridava: "Joss resta con me" per pensare solo ed esclusivamente al tuo bene. Avevo paura - e ce l'ho tuttora, benchè molte persone mi abbiano tranquillizzato in proposito - che tu ti saresti scordato di me, di noi. Di tutte le volte che sono venuta a prenderti e tu, ogni sacrosanta volta, mi accoglievi saltellando e scodinzolando. Non importava quanto tempo fosse trascorso dalla visita precedente, non mi hai mai dimostrato rancore. E temevo che potessi dimenticarti delle vaschette stracolme di pasta fumante, condita con quelle prelibatezze che il menu del canile non prevedeva: salsiccia, prosciutto, wurstel.. Oppure delle volte in cui ti caricavamo nel baule della Punto e ti portavamo a spasso al parco e tu, là dietro, ad ogni curva perdevi l'equilibrio. O di quando ti insegnavamo il "seduto" e il "terra" e tu, in confusione totale, passavi freneticamente dalla posa seduta a quella accucciata, come un musulmano che si inchina ripetutamente rivolto alla Mecca (di qui l'invenzione di un nuovo comando per cani: "allah"). Avevo paura che avresti interpretato il tutto come un abbandono, l'ennesimo abbandono.

Oggi ci siamo salutati, ho passato il guinzaglio nelle mani dei tuoi nuovi padroni e ti ho visto andare via con loro. Sono sicura che farai il bravo, che ti farai voler bene dal profondo del cuore e che sarai ricoperto da tanto di quell'amore che presto dimenticherai i 3 anni e mezzo trascorsi al canile. Ti chiedo solo di non dimenticarti di me e se dovesse succedere qualcosa, qualsiasi cosa.. se per qualsiasi motivo dovessi fare ritorno dai tuoi amici a 4 zampe, io sarò qui, pronta a spalancarti di nuovo le braccia e ad avvolgerti in un caldo abbraccio.

lunedì 19 gennaio 2009

Borsellino: omicidio di Stato?

Questo video si conclude con una frase ben precisa: "PASSATE PAROLA".

E' stato pubblicato oggi sul blog di Beppe Grillo e dura 27 minuti circa.

Mi rendo conto che non tutti hanno il tempo materiale o la voglia (ma quest'ultima andrebbe trovata, se si vuole far propria un pizzico di sana informazione in più rispetto a quella propinataci dalla televisione o dai giornali italiani) per guardarlo interamente, ma sono convinta che ne valga la pena. E ne sono veramente così convinta, che il 30 Gennaio sarò tra i primi ad acquistare la rivista Micromega per leggere il fascicoletto ad essa allegato e curato da Marco Travaglio.

Io passo parola, voi perlomeno acchiappatela.

domenica 18 gennaio 2009

Facciamo che

Facciamo che io adesso
mi sistemo bella comoda sul letto
e voi venite tutti qua
e mi abbracciate forte forte?

venerdì 16 gennaio 2009

Ho dipinto la pace.


Avevo una scatola di colori brillanti, decisi, vivi.

Avevo una scatola di colori, alcuni caldi, altri molto freddi.

Non avevo il rosso per il sangue dei feriti.

Non avevo il nero per il pianto degli orfani.

Non avevo il bianco per le mani e il volto dei morti.

Non avevo il giallo per la sabbia ardente,

ma avevo l'arancio per la gioia della vita,

e il verde per i germogli e i nidi,

e il celeste dei chiari cieli splendenti,

e il rosa per i sogni e il riposo.

Mi sono seduta e ho dipinto la pace.


T.Sorek

mercoledì 14 gennaio 2009

Con te che sei...

Oggi sono uscita.
Nonostante il naso ancora chiuso e la gola dolorante.
Sono andata in posta a spedire tramite raccomandata un articolo, il mio articolo. Tratta dell'argomento della mia tesi e il prof che mi ha fatto da relatore tra qualche giorno lo leggerà e deciderà se aiutarmi a pubblicarlo su una rivista locale. Sono contenta.
Poi, forse proprio a suggello di questa mia contentezza, sono risalita in macchina e dall'ufficio postale sono andata in centro. Ho parcheggiato, sono scesa dall'auto e sono andata dove l'istinto mi diceva di andare.
Handicraft è un minuscolo negozietto che si trova in Piazza delle Erbe, a Imola. Vende prodotti di legatoria e cartotecnica realizzati dai Giovani Rilegatori, una cooperativa sociale nella quale lavorano piccole famiglie e ragazzi portatori di handicap. Se non sai della sua esistenza, rischi di non vederlo, per quant'è piccolo. Appena entri ti accoglie il profumo della carta e del cartoncino e i tuoi occhi già iniziano a sfogliare i vari diari, libri di bordo, ricettari e portafoto che si accalcano sugli scaffali. Ci sono mille colori e mille formati, e io oggi ho comprato una scatola bella grande, graziosamente decorata e recante la scritta, in caratteri antichi:
"Live Well, Love Much, Laugh Often".
Ci metterò dentro un bel po' di ricordi, perchè la mia stanza non finisco mai di sistemarla e ogni giorno vorrei darle un ordine nuovo, diverso.. salvo poi ritrovarmi sempre e comunque immersa nella mia immancabile, tremenda confusione.
Ho comprato anche un'altra cosa, si chiama "libro dei pensieri notturni". In sostanza è una sorta di diario, con l'unica particolarità che in alto, su ogni pagina, sono disegnati dei bimbetti (che siano angeli?) in camicia da notte appollaiati su nuvole paffute. Credo ci scriverò molto, su questo libro dei pensieri notturni. E' tanto che non tengo un diario.
Poi, mentre tornavo alla macchina, vedo in lontananza un anziano che cade per terra. Alcune persone accorrono. Un auto si ferma e ne scende una bellissima signora dai capelli bianchi. Il vecchietto è in imbarazzo, proprio non riesce a capire come abbia fatto a cadere dalla bicicletta. "Ha perso l'equilibrio, capita!", lo rassicura la signora porgendogli il berretto finito sul cemento del marciapiede. Gli sorride e in quel sorriso c'è una dolcezza disarmante. Lui prende la bici e si allontana maledicendo la vecchiaia.
Guido verso casa, nel lettore-cd "Un po' di Zucchero", album del 1983. Non ero ancora nata. Canto a squarciagola il ritornello di Fuoco Nel Mattino, sono parole semplici, potrebbero sembrare banali, ma non lo sono.. non per me.
Peccato soltanto che io non abbia gli occhi chiari.

sabato 10 gennaio 2009

martedì 6 gennaio 2009

Ne è passato di tempo, eh?

Quando Spippy sapeva ancora scrivere e quando, scrivendo, partoriva fogli svolazzanti di questo tipo. E Spippy, allora, aveva solo (o già) 18 anni.

4 Agosto 2004
h. 00.11


Ne è passato di tempo, eh dado?! E io ancora qua, oggi, di nuovo con il coraggio di scrivere. Coraggio che ho trovato proprio solo ora perchè fino a poco più di 2 ore fa non avrei aperto questo quaderno per tutto l'oro del mondo. Era l'impatto con un passato ancora troppo vicino, vivo, profumato, a spaventarmi. Passato datato 20 luglio scorso, che non è un'eternità ma ci assomiglia molto e soprattutto viene prima. Prima della vacanza (che non si può chiamare solo vacanza, quella è stata un salto in paradiso) e, ahimè, prima del rientro, il ritorno alla normalità, 5 giorni fa. Se la gente, chiunque, mi chiede come sono stata, mi chiede di raccontare, vuole sapere, io non so rispondere. Me la cavo sempre con un "non ci sono parole, davvero, non insistere, qualsiasi cosa io possa dire di questa settimana la sminuirebbe e basta. Non voglio, è perfetta così com'è, lì dove sta." E la gente guarda allibita, oppure sorride, magari qualcuno di quelli che non sono venuti pensa che si tratti di maliziosa finzione. Non mi interessa. Il bello è, o forse il bello-assurdo è che non ho mai smesso di pensarla così, neanche dopo venerdì sera, neanche mentre singhiozzavo sotto il sole appoggiata al muretto di Centro Vacanze sabato mattina, neanche mentre ascolto The Sound Of Silence, canzone malinconica all'inverosimile. Anzi, più stavo male all'idea di poterti perdere per sempre, più la nostra settimana mi appariva lontana e quindi sfumata, come solo le cose più preziose sanno essere. Perchè tutto il bello che c'era stato non poteva finire così, limitarsi alla Toscana, agli spazi stretti e scomodi del nostro camper 6 posti, alle piazzole striminzite dei campeggi o al termine ultimo fissato da una data, il 30, e da un orario, le 10 di mattina, indiscutibili. Era proprio questo che mi faceva impazzire: l'essere passati dalle stelle alle stalle nel giro di un'ora, non avere più certezze. Come svegliarsi da un sogno. E non capacitarsi che si era trattato proprio solo di quello, un sogno.
Anche ora fatico a scrivere, perchè tutte queste parole, frasi e virgole non descrivono come vorrei, non danno la forma che vorrei dare alle emozioni, alle cose, ai silenzi tra noi in riva al mare, al passarti un'abicocca e sentirti brontolare perchè poco matura, all'accompagnarti all'autogrill per un caffè e allo stare sveglia con te per il viaggio di ritorno e come sottofondo l'alba di un'estate già troppo avanzata. Sono più o meno queste e mille altre ancora le cose che non dimenticherò, quell'intesa sottile ma forte che ho sentito e che sento quando, finito di parlare, mi volto e tu ci sei, lì di fianco a me. E' in nome di quell'essere semplicemente e splendidamente sè stessi che io parlo di un'altra alba magari sulle Dolomiti o di altre ciliegie o di altri pulcini da vedere. E' in nome di quando mi hai sollevato per i fianchi, a casa di tua nonna, venerdì mattina, e io ho riso.. ed è ancora in nome delle mie figure barbine col ghiacciolo alla pesca o la canoa a 4 posti o dei tuoi rumori che io ho pianto pensandoti fuori dalla mia vita.
Mi sfogo ora, su questa carta, perchè prima ci siamo visti e mi hai detto che ci sentiremo e vedremo ancora e allora basta, io sono già felice, non chiedevo di più se non noi, proprio come sempre. E prima non avevo nemmeno il coraggio di finire il rullino delle foto per paura di ritrovarmi in lacrime nel guardarle, di ascoltare certe canzoni o toccare oggetti che se ne sono stati nella valigia che avevo con me. Domani le foto ci saranno e domani, come tutti i domani della mia vita, voglio che ci sia anche tu.


Voglio riprendere in mano una biro e un foglio. Voglio vedere cosa salterà fuori.


venerdì 2 gennaio 2009

Mi è venuto un pensiero, scrivo quello perchè adesso di scrivere altro non ho voglia.

Io il 2009 lo comincerei facendo l'amore con questa in sottofondo




e lo continuerei così attraverso tutte e quattro le stagioni.


Buon anno a tutti, vi abbraccio virtualmente.