venerdì 27 febbraio 2009

C'era una volta, tanto.. forse troppo tempo fa.

Ho un blocco. Non riesco a scrivere. Continuo a ripetermi che è per via della stanchezza, dell'essere sempre in arrivo e in partenza dalla stazione, su e giù dal treno, dentro e fuori dalle aule di Lettere e Filosofia. Ma non ci credo fino in fondo nemmeno io, figuriamoci.

E dire che di cose da raccontare ne avrei..

Per esempio del ragazzo cieco che ho visto ieri in stazione, accompagnato dal suo cane-guida. Un labrador bellissimo. Si guardava intorno con un'attenzione per i particolari che mi ha lasciato senza parole. Io ero già salita sul treno e per una sequenza di secondi interminabili sono stata lì, imbambolata a guardarli attraverso il finestrino. Il ragazzo s'è chinato, l'ha accarazzato, gli ha sussurrato qualcosa alle orecchie. Mi è venuto da piangere e ho pianto, dietro i miei scurissimi occhiali da sole.

Per esempio del tramonto di stasera, quando verso le 18.15 pedalavo verso casa e ho sollevato lo sguardo dall'asfalto che correva sotto di me al cielo immobile sulla mia testa. C'era tanto profumo di primavera, di giornate che si allungano, di colori che riscaldano. C'era quel rosa misto aranciorossogiallo che non posso descrivere.. rovinerei l'immagine che in questo momento avete già nella vostra mente e che sì, è proprio lo stesso tramonto che ho visto io stasera. Niente di trascendentale, figuriamoci.. solo, guardandolo, mi sono commossa. Di nuovo.

Per esempio del ragazzo down che tutti i martedì alle 12.20 sale sull'autobus 3, quello che dalla biblioteca mi porta a casa. Conosce tutti i conducenti, ogni volta saluta quello di turno con un sorriso capace di sciogliere come il sole scioglie il gelato d'estate. Chiede sempre conferma del tragitto e poi si mette a chiacchierare con i visi noti incontrati spesso nell'arco di quel breve viaggio. Non l'ho mai visto imbronciato. Sono cose da invidiare queste. Piccole grandi cose da invidiare.

Perchè sì, credo di aver perso per la strada un po' di quel senso della Semplicità che mi ha sempre contraddistinto e grazie al quale, spesso e volentieri, ho sorriso alla vita nonostante tutta una serie di circostanze. Forse è per questo che non riesco più a scrivere. Provo un forte senso di colpa per tutta la felicità lasciata scivolare tra le dita come se non valesse niente e fosse facilmente recuperabile. Come se mi fosse dovuta.. e invece non lo è mai.

Sono molto arrabbiata con me stessa. Da anni, ma ultimamente in modo particolare. Perchè parlo parlo parlo, ma alla fine non concludo un emerito. Perchè piango per un ragazzo cieco e il suo cane e poi un attimo dopo sto sbuffando per un insignificante particolare della mia vita che non è esattamente come vorrei. Perchè mi sto chiudendo sempre più in un mondo tutto mio, forse mi difendo, ma da cosa non lo so.. dal grigiore, dallo squallore, dalla superficialità.. ma se io per prima.. vabè, niente.. parole al vento.

Qualcuno mi racconti una favola, per l'amor del cielo.

8 commenti:

JAENADA ha detto...

C'era una volta una giovane donna che non si dava pace nel vedere il tempo scorrere irrevocabilmente verso il passato.Gli istanti le passavano innanzi senza che lei riuscisse a riempirli.Li guardava,li rincorreva,li malediva,li elaborava,li viveva ma non li afferrava.Questo senso di impotenza si trasformò presto in una malinconia cosmica che le impediva di assaporarli anche nel limite della loro fugacità.
Il Destino,allora,che ben conosceva l'arte del sorprendere,seminò il cammino della giovane donna di suoi simili che,senza l'ambizione di voler cambiare la natura degli uomini e delle cose,sembrava sapessero trarre dal fango fior di loto.Poi prese da parte la giovane donna e le disse:"Non è per te che questa vita si svolge,ma tu piuttosto vieni generata per la vita cosmica." La giovane donna se ne ebbe molto a male e pensò a quanto avessero avuto ragione tutti coloro che avevano definito il Destino cinico e baro.Ma proprio in quel momento le se avvicino' un Labrador dallo sguardo dolcissimo.Quando lei si chinò per accarezzarlo lui le si volse all'orecchio e le disse:"Goditi lo spettacolo mia cara.Non sono previste repliche".E dopo averle leccato la mano se ne andò scodinzolante.

Baol ha detto...

Non preoccuparti, le storie esploderanno...

Un abbraccio

Antonia Storace ha detto...

L'hai appena raccontata tu a noi,una favola.Una storia.
Ci hai parlato di te con la semplicità e l'onestà intellettuale che caratterizza le anime belle.Quelle vere.Quelle pulite.Quelle autentiche.
Dai tanto,senza rendertene conto.Sei tanto,senza averne coscienza.Forse è proprio questa la tua forza.
Tutta la felicità che ti è scivolata fra le dita,forse non era vera felicità.Se lo fosse stata l'avresti afferrata.Anzi.Ti avrebbe afferrata.Stordita.Estasiata.
Quello che dici di esserti lasciata scappare è probabilmente un surrogato,la brutta copia,di ciò che verrà domani.

Un sorriso.Antonia.

Lone Wolf ha detto...

Ce ne sarebbero sempre così tante...

Anonimo ha detto...

Mi ricordo di un pensiero di un filosofo...Non del filosofo in particolare...Lui sosteneva che l'essere umano è un essere egoista...E' un essere che pensa primariamnente a se e al suo bene personale )Il quale porta beneficio collettivo)...Dunque credo sia naturale pensare dei prorpi problemi, delle proprie necessità che siano "importanti" anzi "importantissime"...E' normale quindi "sbuffare", per cose che poi forse non sono cosi opprimenti, se paragonate ad altre, anche se qualche istante prima ci si è commossi per un ragazzo cieco e il suo meraviglioso cane guida...Tuttavia, credo che non ci si debba sentire in colpa perchè ci si senta infelici a causa dei nostri "piccoli" problemi. E' il nostro stato di natura, in quanto esseri umani, che ce lo impone. Anzi, trovo che il fatto di ammettere che poi effettivamente esista qualcosa di più "fastidioso", di "più grave" ci elevi in qualche modo e ci renda meno egoisti e più consapevoli e in qualche modo ci "assolva" dal nostro egoismo che viviamo costantemente. Quindi non sentirti in colpa, perchè non c'è nulla di sbagliato che valga questo tuo colpevolizzarti...Non prendertela con te stessa perchè pensi alla tua persona e alle tue necessità...Piuttosto compiaciti del fatto che trovi tempo, spazio ed energie per pensare ad altro e riuscire a dare il giusto peso ai "problemi" tuoi e altrui...Rispetto alla felicità, condivido il pensiero di Antonia in pieno, se tu l'avessi riconosciuta l'avresti afferrata e non l'avresti fatta scappare...Aggiungo che forse, hai deciso tu stessa di falra scivolare perchè non era felicità o tu non al ritenevi tale. Il che ci prota a 2 conlcusioni logiche: 1) Se non era felicità autentica ma un surrogato, non ti sei persa nulla e non crucciarti più di quanto tu debba, perchè se ci pensi non ne vale la pena. 2) Se hai sottovalutato, per un qualunque motivo, quella felicità, sbagliando, perchè di fatto ne avevi di fronte una tipologia autentica senza averla riconosciuta, beh, io credo che una persona che abbia la forza, la sensibilità e l'intelligenza di fermarsi e riflettere in modo così genuino e onesto come hai fatto tu, beh, credo anche che tu abbia l'intelligenza, la forza e la capacità di rimediare all'errore e così recuperare e vivere la felcità a pieno in modo assolutamente consapevole e autentico.

Luca

Anonimo ha detto...

Proprio non riesci a volerti bene, eh?! Devi sempre trovare qualcosa per farti del male...pensavo avessi smesso un pò di anni fa..

Anonimo ha detto...

di ogni cosa si può trovare il lato piacevole,basta guardarla dal pto d vista giusto...

Alberto ha detto...

Anche la parola amicizia è vuota se non la riempi di contenuti, ma se questa notte sono qui a starti vicino (seppur virtualmente - ndr) vuol dire che la favola la hai già dentro di te! ;-)

Un abbraccio affettuoso :-)