lunedì 26 maggio 2008

Oggi correvo.


Oggi correvo. Rigorosamente sul lato sinistro della strada, dopo che tante volte ho incontrato la nonnina cazziatrice. Trattasi della tipica vecchietta arterio-sclerotica, che trova da far della maletta su ogni cosa e che, quindi, ha trovato anche in me la sua fonte di lamentele quotidiane. "Signorina, si sta a sinistra! " / " 'Mo insomma signorina, non gliel'hanno insegnata a lei l'educazione stradale?" / "Ah ma allora lo fa apposta signorina, nelle strade senza marciapiede si deve..." . Non ho mai sentito la fine di quella frase, come di tante altre, perchè nel frattempo continuavo a correre come se fosse stato il vento, e non una voce umana, a provocare un fastidioso effetto di fruscio nelle mie orecchie.

Comunque, oggi correvo sul lato sinistro della strada e sul lato opposto ho incrociato una signora anziana. No, non la nonnina-vigilessa. Questa signora indossava il classico grembiule da azdora (= massaia, credo sia questa la traduzione corretta) e camminava adagio adagio, aiutandosi con le stampelle. Era bella cicciotta, come solo le nonne di un tempo sanno essere. Aveva caldo e faceva fatica. E io, la solita iper-stra-mega-arci sensibile, mi sono addirittura vergognata di quello che stavo facendo. E' una cosa che mi succede sempre, ogni volta che incontro qualcuno che non può fare sport o anche solo camminare normalmente. Mi sento quasi stronza a correre davanti a chi, magari, si trova su di una sedia a rotelle spinta da altre mani. Mi sento, mio dio, esibizionista... addirittura. Beh, comunque, tutto questo per dire che fa un certo effetto, uscire, correre per la strada e incontrare dal lato apposto della striscia d'asfalto l'immagine di quello che potrebbe essere il tuo eventuale destino. E chissà, magari anche la signora ha pensato la stessa cosa: si è rivista in quella ragazzotta che sgambettava in direzione opposta alla sua. Ha ripensato a quando aveva una ventina d'anni, ancora nessun acciacco fisico, nessuna stampella ad accompagnarla ad ogni passo. Forse si è ricordata di com'era, avere vent'anni. Di com'era essere continuamente in bilico tra la tipica ingenuità adolescenziale e certe consapevolezze che il mondo, proprio a quell'età, inizia a sbatterti davanti al muso senza tanti scrupoli. O forse non si è ricordata nulla di ciò che io posso immaginare, perchè avere vent'anni quando quella signora ne aveva venti era sicuramente diverso dall'avere vent'anni oggi. Però chissà, forse comunque un minutino di gioventù sono riuscita lo stesso a regalarglielo.

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